CLARETTA: emozioni e famiglia

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UNA STORIA DI EMOZIONI

– Zia zia! Cosa mi hai portato? – Festosa Claretta le corre incontro.

-Tesoro mio! –la zia l’abbraccia stretta stretta. – Dammi prima un bacino…

Claretta le cinge il collo, le scocca un bacio sulla guancia.

– Ancora un altro a pizzichilli…- insiste la zia. Claretta le dà il bacino e poi un altro ancora, impaziente poi si svincola aspettando il regalo.

–  Vieni, vieni piccola mia – e sempre tenendola per mano siede, tira fuori  dalla borsa il regalo: un sacchetto in cellofan trasparente con tante colorate golosità. Claretta affonda le sue paffute manine nella busta, ne prende un pugnetto e cerca di infilarselo nelle taschine del vestitino poi, si libera e corre fuori dai fratellini per regalarne anche a loro.

La zia la segue con lo sguardo e rivolta alla sorella – che tesoro che hai! Quanto mi piacerebbe tenerla un po’ di giorni con me. Che dici se me la porto? Solo per un giorno… Dopodomani ritorniamo.

Anna, la mamma di Claretta, sa quanto soffra la sorella per non aver potuto avere bambini.   Era rimasta incinta ben due volte, ma dopo poco aveva abortito ed alla fine dopo vari accertamenti, lo specialista aveva emesso il verdetto: era inutile tentare ancora.

Ricordava la sua disperazione: proprio lei che aveva da sempre desiderato una famiglia numerosa.

Per tanto tempo si era chiusa in se stessa e si era allontanata anche dai familiari che, avevano rispettato il suo silenzio e il suo modo di reagire alla brutta notizia. Poi, un giorno, era giunta inaspettata al paesino col treno e da allora aveva preso l’abitudine di tornare ogni settimana nel giorno di chiusura della sua trattoria.

Anna ringraziava Dio per i suoi meravigliosi bambini, ne aveva già tre quando, inaspettata, era giunta un’altra gravidanza. Non l’avevano cercata, però quando una vita giunge, bisogna accoglierla con amore e poi suo marito aveva aggiunto – la provvidenza ci aiuterà. Dove mangiano tre, c’è posto anche per quattro.–

Quando era nata Claretta, la gioia era davvero quadruplicata. Era una bimba bellissima ed era cresciuta senza dare nessun tipo di problemi. Una salute di ferro. Sempre tranquilla, sorridente e rosea come un bocciolo di rosa. Abitavano a ridosso della  campagna  del paesino e forse era proprio l’aria buona a far crescere così bene i piccoli.

Claretta era diventata da subito la cocca di tutti. La zia stravedeva per lei e da quando era nata, in cuor suo, aveva nutrito il desiderio di poterla un giorno avere tutta per sé e, magari, anche adottarla.  Era per questo che non lesinava le visite e con una scusa e con un’altra era sempre pronta  ad offrire  spesso alla sorella  il suo aiuto.

2

 

La famiglia abitava in un cascinale all’estremità del paese, una campagna assolata e solitaria, campi di grano, un orto dietro casa, un frutteto e i bimbi che giocavano gioiosi tra il frinire delle cicale nei giorni estivi, il canto del gallo al mattino e il chiocciare delle galline di giorno.

Questo era il mondo di Anna e suo marito, il mondo della sua famigliola.

In quest’angolo appartato e armonioso, di tanto in tanto giungevano, con Filomena, le novità dalla città, lontana solo pochi chilometri.

Filomena giungeva, solitamente di buon mattino nel giorno di chiusura attività.

Arrivava col treno, da sola. Il marito approfittava del giorno libero per svolgere le varie mansioni trascurate nei giorni lavorativi.

Per Anna e la sua famiglia era divenuto, nel tempo, un tacito appuntamento quell’arrivo, e l’attendevano  con gioia: portava oltre le novità,  una nota di allegria  che non guastava tra lavoro e preoccupazioni. Per i bambini era ogni volta una giornata di festa: oggi arriva zia Filomena! Annunciavano già dal mattino pregustando le leccornie che la zia portava. Semplici golosità che tanto piacevano a piccoli: bovoloni, liquirizie a forma di pesciolini, caramelle, formaggini di cioccolata con le figurine stampate sopra.

Con la nascita di Claretta, però, qualcosa era cambiato tra le  sorelle. Filomena sin da quando aveva saputo della gravidanza di Anna aveva cominciato a tormentarla  proponendole di affidarle la piccola  appena  nata.

Anna e suo marito  mai avrebbero acconsentito. Filomena c’era rimasta male e per un periodo aveva diradato le visite.

Dopo un po’, però, l’amore per i nipotini e il desiderio di riabbracciarli erano prevalsi e ricominciarono le sue visite settimanali tra la contentezza dei piccoli cui erano mancate, maggiormente, le sue leccornie.

Per Claretta, che intanto cresceva florida e bella, aveva sempre, però, un’attenzione particolare che ad Anna non sfuggiva. A volte avvertiva nei confronti di sua sorella una velata gelosia che camuffava anche se, quando c’era Filomena, evitava di lasciare Claretta molto tempo con lei: voleva che zia e nipotina non si affezionassero troppo.

Intanto Claretta fioriva davvero, divenendo una bimba adorabile: due occhioni neri e vispi, un visetto roseo e paffuto incorniciato da riccioli neri, una parlantina vivace – sei davvero un amore – zia Filomena. – la poneva sulle ginocchia e la stringeva a sé teneramente. Anna, accorta, con una scusa staccava la piccola.

Quando poi la zia andava via, la madre abbracciava la bimba e la teneva stretta al suo cuore e a volte improvvisa chiedeva – Claretta tu vuoi bene alla mamma, non è vero?

Claretta le cingeva le braccine intorno al collo – Ti voglio tanto, tanto bene. – pigolava, dandole un bacio – E a zia Filomena vuoi bene? – sì, anche alla zia voglio bene.

– Ma…la zia ti ha mai chiesto di andare a casa sua? – Insisteva Anna.

– No, no. Io voglio stare con te e papà. – Claretta si divincolava e correva fuori dai suoi fratellini.

Anna  tirava un sospiro di sollievo. Era sicura che Claretta avrebbe sempre detto anche alla zia che voleva stare con mamma e papà. La bimba aveva ormai cinque anni ed era molto vispa e intelligente.

– Claretta, Claretta – chiamavano i fratellini – dai! Vieni, andiamo al “casello” sta per passare il treno. Claretta sguscia dalle braccia della madre, si precipita fuori. I fratellini son già in fondo al viale.

Il loro casolare è vicinissimo al passaggio al livello e alla casa cantoniera abitata dal custode con la moglie e i suoi tre bambini.

Per i bambini il passaggio della littorina è  un appuntamento fantastico a cui non possono mancare.  Insieme amano aspettare il fischio del treno che giunge rotolando sulle rotaie mentre la sbarra colorata si abbassa e dopo lentamente si rialza. Per i piccoli è una magia che ogni volta si ripete sotto i loro occhi.

Una volta il treno si era addirittura fermato per loro. Il casellante lo aveva fatto fermare. Claretta e i suoi fratellini avevano la pertosse e si diceva che il fumo della locomotiva fosse un toccasana per quest’affezione. Dovevano farlo  come cura però.  Così, per diverse mattine il treno si era fermato e con la  mamma sotto la supervisione del capotreno che faceva attivava il motore per far uscire più fumo, respiravano a pieni polmoni per guarire al più presto . Chissà se effettivamente l’espediente sortiva l’effetto osannato, di sicuro i bambini si divertivano tanto. Non era da tutti rimanere vicini vicini ad un treno e addirittura farlo fermare! Di solito, quando arrivava, si fermava giusto il tempo della salita e della discesa e ripartiva subito col suo sferragliare tra le loro grida festose.

Peccato che i bambini non potessero aspettare l’arrivo di zia Filomena: lei arrivava quasi sempre di primo mattino! L’accompagnavano però quasi sempre quando ripartiva nel pomeriggio e rimanevano a salutarla con la mano finché la locomotiva non scompariva dalla loro vista. Per tutti i bambini, il magico treno che giunge e riparte è un mondo meraviglioso da rincorrere con la fantasia!

Quando sentono il suo fischio in lontananza, battono le mani – evviva! Arriva arriva!– gridano vivaci. – Eccolo, lo vedo! – Grida un altro salito sul muretto per scorgere per primo la littorina sfrecciare sulle rotaie.

– Scendi da lì – ordina il casellante che segue l’arrivo del treno e tiene d’occhio i bambini – guardate da dietro il muretto, si vede bene lo stesso. –

Il treno si preavvisa col suo tipico fischio che trapassa le viscere e fa venire un brivido, mentre le mani si levano in un battito all’unisono. Sono solo  pochi minuti e   la festa finisce, la littorina si dilegua sferragliando col suo carico.   Il casellante allora gira la manovella e la sbarra colorata si alza; il divertimento è finito, i bambini tornano ai giochi di sempre.

Capitolo 4

Anna, sull’uscio, controlla i bambini che saltellando e trastullandosi tornano verso casa in compagnia degli amichetti, immancabile e instancabile Parigi, il loro cagnetto, fa strada.

Ottavio è tornato da poco dai campi e non vedendo i bambini aveva chiesto di richiamarli, non voleva dessero fastidio di là. – Eccoli, son già di ritorno. Non preoccuparti. – Anna si era girata, sul suo volto aveva scorto un’apprensione insolita. – Qualcosa non va? – Aveva chiesto confusa.

– Sono preoccupato. Ho parlato col fruttivendolo per la raccolta delle ciliege… sembra che quest’anno ce ne siano in abbondanza. Il loro prezzo è proprio minimo. – Guarda la moglie – sembra proprio na brutta annata. Hanno caricato tanto gli alberi. Immaginavo una buona raccolta invece… bah! Prima la moria dei polli, ora il prezzo delle ciliegie… va proprio tutto storto da un po’! –

– E dai! Non ti angosciare. Vedrai si risolverà tutto. –Anna è più fiduciosa, sempre.

– Speriamo che sia come dici tu.  – Sospira – il fatto è che i ragazzini crescono a vista d’occhio ed hanno sempre più bisogno di nuove cose ed anche di mangiare di più.

– Sì sì, crescono che è un piacere.   Ora i più grandi possono cominciare a darci una mano, specialmente col tabacco. Non dico a raccoglierlo, ma possono infilarlo. Le piante di tabacco crescono a  meraviglia. Vedrai ci ricompenserà del resto.

I ragazzini, insieme agli amichetti, intanto, giocano lungo il viale, il loro vociare festoso giunge fin dentro casa.   Si sente poi la voce della moglie del casellante che richiama i suoi figli, – è quasi ora di cena, dai!- Anche Claretta, Nina, Chicca e Pino tornano  verso casa. Prima di entrare lavano le mani nel catino sistemato   a ridosso del muro. Anna ha già acceso il lume sul tavolo e s’accinge ad apparecchiare, Claretta, Nina e Kicca danno una mano.

Poi siedono, fanno il segno della croce prima di cominciare a cenare. Che bella tavolata! E’ Davvero una gioia guardarli!

– Ho finito mamma – annuncia Claretta – ne voglio ancora. – la madre avvicina il suo piatto e ne versa un po’ dal suo. Claretta riprende a mangiare, una cucchiaiata dopo l’altra la divora in un fiat.

– Mamma mia quanta fame!

– Vuoi crescere in fretta eh? – il padre la guarda sorridendo. – Vuole fare in fretta per andare a scuola. Non è vero Claretta?

– Sono già grande.- Claretta si alza in piedi sulla sedia

Mamma e papà la guardano sorridendo e ridono anche i fratellini, mentre Kicca gelosa – Ora che sei diventata grande, puoi aiutarmi a riordinare casa allora!

– Giusto. – Approva mamma – da domani anche Claretta aiuterà te e Nina nelle faccende. Le insegnerete come farlo. Voi siete diventate bravissime.

Nina ha solo due anni più di Claretta e insieme a Kicca già da un bel po’, ha dovuto rendersi utile in casa, specialmente dopo la sua nascita.   Kicca e Pino aiutano anche papà nell’orto e nel pulire la stalla. Il terreno intorno al cascinale è coltivato ad ortaggi e alberi da frutto: in maggioranza ciliegi. Dietro c’è anche la stalla, dove hanno un cavallo che aiuta nei campi, una mucca per il latte e più in là c’è il pollaio e, in un angolo, una gabbia con i conigli per il fabbisogno famigliare.

Kicca dopo che mamma le ha detto che dovrà insegnare a Claretta le faccende domestiche si sente più donnina, quasi una maestra come quella della sua classe. Prende da subito sul serio l’impegno, cominciando a redarguirla quando sbaglia  – Claretta! Mangia più piano, ti puoi sporcare il vestitino e poi dovrai lavartelo da sola!

Anna e il marito si guardano, avrebbero voglia di ridere, ma si trattengono. Kicca ha preso in parola quello che mamma ha detto, sicuramente non vedeva l’ora di farlo!

Capitolo 5

Quell’anno l’annata si concluse proprio male.   La raccolta del tabacco non aveva dato quella resa che avrebbe consentito alla famiglia la tranquillità economica sperata  per trascorrere l’inverno in serenità. Avrebbero dovuto risparmiare su tutto, anche sulle spese per i figli.

L’allegria familiare non scarseggiava però, Anna sapeva come fare per non far mancare nulla ai piccoli e farli pesare al minimo la situazione. La fortuna di abitare in campagna aiutava: tra orto, frutteto, pollaio e stalla l’essenziale non mancava di certo alla famigliola.

– Dai dai! Al casello. Tra poco arriva la zia! – Corrono insieme verso la via del casello e in un batter d’occhio son lì.

– Quanto manca all’arrivo del treno? – chiede Pino. – Ancora venti minuti.  Andate a giocare è ancora presto, quando arriva  si fa sentire. – Rassicura sorridendo il casellante.

Con gli amici si accompagnano sullo spiazzo dietro la casa cantoniera all’ombra di un maestoso noce. Più in là c’è il giardino con diversi alberi di ciliegie colmi di frutti vivaci. S’intrattengono sotto il noce e di tanto in tanto corrono ai ciliegi per raccoglierne e poi tornare sotto l’ombroso albero a mangiarle.

Le ragazzine si divertono ad adornarsi coi bei frutti vermigli,ponendo  le ciliegie  a cavallo degli orecchi, i maschietti le prendono in giro tra celie e risate.

Che delizia! Sono proprio buone le ciliegie appena raccolte, anche se un po’ tiepide a quell’ora. Quelle con la buccia scura poi sono deliziose. Mangiano in silenzio accorti a raccogliere i noccioli che getteranno lontano fuori dalla vista dei genitori: non approvano che ne mangino senza il loro consenso e a quell’ora calda meno che mai!

Il fischio in lontananza della littorina li avvisa che sta per giungere. Si puliscono in fretta le labbra col dorso della mano e di corsa verso il casello. Le sbarre si stanno abbassando lentamente. Battono le mani, per loro è sempre un nuovo spettacolo.

Sostano dietro il muretto finché il treno non riparte e allora di corsa verso la zia che, intanto, è scesa  –zia zia! – in un batter d’occhio la raggiungono. Pino le prende la borsa, mentre lei si china a dare a tutti un bacio; s’avviano poi, verso il casolare.

Anna e il marito dopo la pennichella siedono al fresco vicino casa, sanno che al casello non corrono pericoli, il loro amico casellante è molto accorto.

– Mamma mamma! C’è zia Filomena! – Annunciano quasi a voler dilatare la loro gioia.

Filomena non riesce a stare al passo dei nipoti e arriva trafelata – mamma mia che caldo! Qui però si sta bene. Che refrigerio! Buon vespro – saluta accomodandosi accanto alla sorella. I bambini le sono intorno a corona. Non chiedono, aspettano e immaginano già cosa tirerà fuori  dalla magica borsa.

– Come siete cresciuti!  Mi sembrate tutti più alti dall’ultima volta – mamma mia Claretta, tu sembri proprio una signorinella!- Filomena cerca di adulare la piccola.

– Sono diventata grande zia. Devo crescere per andare a scuola lo sai? Ho imparato anche ad aggiustare il mio letto insieme a Kicca. – Annunzia orgogliosa la piccola.

– Eh già! Deve anche lei dare una mano. Ognuno deve svolgere un compito. – Sottolinea mamma guardando la sorella che, intanto, ha aperto la borsa e finalmente comincia a distribuire leccornie.

– Grazie grazie zia, grazie! – i bimbi aprono i vari sacchetti e già gustano allegramente.  Filomena gode della gioia dei piccoli, ma il suo sguardo è per Claretta. Anna se ne avvede; le si stringe il cuore, sa quanto soffre. Non osa nemmeno guardare la sorella che cerca di trattenere in un abbraccio la piccola che si divincola e raggiunge i fratelli.

Filomena questa volta però è giunta con un altro proposito. S’accorge della freddezza di  Anna. Da quando le ha espresso il suo desiderio, ha perso la spontaneità di una volta. Rientrano in casa, Ottavio si è allontanato verso il frutteto, i bimbi son rimasti a giocare, Filomena allora raccoglie tutto il suo coraggio – Anna, ti prego, fammi portare Claretta qualche giorno a casa. Fammi questo regalo. Sai quanto lo desidero. Sto passando un periodo d’inferno….- il suo non è domandare, è implorare col cuore e Anna  l’avverte e ne soffre. Tace però. S’impone di non parlare, di non accondiscendere, anche se sa che Filomena starà male e una volta ripartita non tornerà per un bel po’.

Capitolo 6

Anna è orgogliosa della sua famiglia. Veder crescere in buona salute e allegria i suoi bambini le dà tanta  gioia, Claretta poi è davvero una bambina deliziosa con quegli occhioni neri e le gote sempre rosee su quel musetto vispo incorniciato da una nuvola di capelli neri. Sembra un cherubino dipinto tra le pagine dei libri di scuola. La immagina già scolaretta col grembiule nero di Kicca che, sicuramente, le andrà bene e a kicca il prossimo anno dovrà fargliene uno nuovo: ” mamma mia! Come crescono in fretta  e come crescono le spese !” pensa.

E’ mattino, i fratellini sono già a scuola. Le giornate sono ancora piacevoli ad ottobre inoltrato – Claretta vieni, mamma ti pettina. Facciamo le treccine oggi, sarai più ordinata. – Claretta remissiva s’avvicina a piedi nudi con le scarpe in mano.

– Ma come? Sei ancora scalza?-

– Sto più comoda mamma e corro anche più veloce senza le scarpe. – Ha sempre la risposta pronta Claretta.

Siedono fuori, Anna comincia a riavviarle i lunghi capelli. Filomena è da un po’ che non viene, sa di non essere attesa. Le intravede così dal viale quel tardo mattino: mamma e figlia sedute sotto il pergolato a ridosso della casa. Un tuffo e una fitta al cuore  la bloccano. Avrebbe voglia di tornare indietro.

Durante il tragitto, cullata dal dondolio del treno e accompagnata dal trantran del suo sferragliare, Filomena si era andata convincendo che stavolta sicuramente Anna le avrebbe affidato la piccola. Dentro di sé aveva cercato e immaginato le parole  da dire per provare a convincerla “  fammela tenere anche un solo giorno, la porterò a comprarle le scarpe e qualche vestitino”. Sapeva che la sorella era in ristrettezze finanziare, l’annata non era stata un granché e dei vestitini e un paio di scarpe fanno sempre comodo. Sarebbe stata una spesa in meno per la famiglia.

Ora a vederle così però un moto di apprensione la travolge. Un groppo le stringe la gola dinanzi a quel quadretto familiare: quanta tenerezza nei gesti di Anna mentre intreccia i capelli di Claretta!

Si era fermata di là del viale per non farsi scorgere e poter così riordinare le sue emozioni, avanza poi lentamente. Claretta! – Chiama poi. Madre e figlia levano la testa a quel richiamo. La bimba vorrebbe correrle incontro, mamma la trattiene, non ha ancora finito di intrecciarle i capelli – aspetta! Ho quasi finito.

Filomena arriva.

– Che sorpresa!  Come mai di mattina?

Claretta l’abbraccia felice. – Stamani non avevo voglia di stare in negozio. Non c’era nemmeno tanta gente in giro. Leo si è accorto che ero un po’ giù e ha voluto che venissi. Sapeva che mi mancavate.

– Ma… è successo qualcosa?- S’informa  Anna, anche se sa bene il motivo della sua tristezza.

– No no. Nulla. – Rassicura Filomena. – passerà…-

– Zia! Cosa mi hai portato?- pipia la piccola.

– Ma Claretta! – interviene la madre – non si chiedono le cose.

Claretta abbassa la testa – ma certo che ti ho portato una cosa. Dai Anna! non rimproverarla, lei lo sa che la zia le porta sempre qualcosa…- tira fuori quattro sacchettini trasparenti, uno lo dà a Claretta – tieni Anna questi sono per kicca, Pino e Nina.

Anna ringrazia – non ti devi però disturbare ogni volta! Me li vizi questi ragazzini! – sorride alla sorella. Intanto rientrano e siedono vicino al tavolo. Claretta svuota sul tavolo il suo sacchetto di leccornie colorate sotto gli occhi ridenti di zia.

Anna si dà da fare nella stanza per celare l’imbarazzo. Ha capito il motivo dell’inattesa visita della sorella.   Si sposta, poi, in camera lasciando zia e nipote da sole. Il tormento di non vedere felice la sorella l’affligge e la travaglia: sa di essere in parte responsabile di quell’affanno.

Capitolo 6

Filomena aspettò che Claretta uscisse  – hai bisogno di una mano? – S’affacciò nella camera dove la sorella sfaccendava.

– Se ti va…-

Una da un lato l’altra dall’altra senza guardarsi, sistemarono il letto.

– Anna – ruppe d’un tratto Filomena – tu lo sai perché son venuta. Ti prego non dirmi sempre no. Cosa ti costa far rimanere Claretta qualche giorno da me? Sai quanto soffro per non aver potuto avere un figlio. Mi faresti felice…l’avrei già adottato un bambino, se Leo avesse accondisceso. Purtroppo lui non vuole che ne adottiamo. A Claretta è affezionato anche lui, lo sai.  Non ti chiediamo di adottarla, solo di averla tra noi ogni tanto.

– No, ti prego Filomena non mi va di allontanarmi dai miei figli, mi sembra di tradire il loro affetto.

– Ma no Anna, no. Io sono tua sorella e poi non diverrò mai la sua mamma. Lei sa che la sua mamma sei tu.   –

Anna si attardava vicino al letto a sistemare  anche se non c’era più nulla da sistemare. Taceva. Si sentiva a disagio. Escono dalla stanza e dopo fuori davanti a casa.

Claretta le vede e torna vicino a loro – che belle trecce hai, son proprio cresciuti i tuoi capelli! – L’attira  in un abbraccio – ti piacerebbe venire a stare con zia un po’ di giorni?- Chiede all’improvviso, arrossendo,  senza guardare la sorella.   Nemmeno lei si è resa conto di ciò che ha detto, le parole le sono uscite imprevedibili. E’ impacciata, non può più rimediare. S’aspetta la reazione di Anna che invece, a testa bassa, tace.

– Sì sì zia. Posso andare mamma vero? –

Anna colta di sorpresa non sa cosa rispondere, avvampa, guarda la sorella che sempre a testa china non osa fiatare. Uno scoglio è sorto tra loro.

– Allora mamma, posso andare con zia? – Continua a cinguettare Claretta.

Anna a denti stretti ingoia – no, Claretta no, domani  arriva nonna…

– Non posso oggi zia, verrò un’altra volta. – Claretta torna ai suoi giochi.

Anna continua muta a torcersi le mani, poi parla d’altro sorvolando la questione, Filomena  s’intrattiene ancora un po’ giusto il tempo per la prossima littorina. Il ritorno sarà duro per lei, è stata una sconfitta. Sa che piangerà lungo la via di ritorno, sa che si riprometterà di diradare le visite  per non soffrire ancora di più, in cuor suo penserà che sia egoismo quello di Anna, la perdonerà poi, perché capisce che è solo amore di madre. […] […]

Pubblicato da Maria Grazia Presicce

Maria grazia Presicce vive a Lecce. Artista e autrice di libri di Narrativa per l’infanzia adottati nelle scuole. Scrive su diversi quotidiani e riviste locali. Si occupa di tradizione e ricerca sul territorio. E’ socia della Fondazione Terra D’Otranto che si occupa di Cultura Arte e Tradizioni in terra d’Otranto e nel Salento. ( www.Fondazioneterradotranto.it) Ha pubblicato una ricerca svolta all’interno dell’IBAM ( Istituto per i beni archeologici e monumentali) di Lecce del CNR (Consiglio Nazionale delle ricerche ) : “ L’arte della tessitura Nel Salento l’industria tessile casalinga tra memoria, conservazione e valorizzazione ” di Antonio Monte e Maria Grazia Presicce, CRACE edizioni. Ultima pubblicazione " CCE SSI MANGIA CRAI A DONNAMENGA" EDITRICE MILELLA, LECCE. Il racconto è ambientato a Donna Menga una masseria fortificata dell’Arneo importante territorio salentino dal punto di vista ambientale e luogo di vita contadina ricca di esperienze e valori sociali del ‘900.

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