Curciulu curciulu ( piccolo piccolo ma anche…sprovveduto, ingenuo, credulone)
E poi ti rendi conto che il sesso non è tutto. Che una “scopata” non è sempre senza conseguenze specialmente se dall’altra parte c’è la voglia di sistemarsi quando si trova l’occasione opportuna.
E tra una scopata e l’altra, ridendo e scherzando lei resta incinta. Lei più grande di lui e più “navigata”. Ed ora che fare? Tu hai appena preso il diploma. Avevi una vita di sogni davanti. I tuoi riponevano in te le speranze più belle.
Ti ha appena detto – Sono incinta.
Tu eri sicuro prendesse la pillola.
– La prendevo. Poi per un periodo avevo smesso. Fa la gattina contenta. Tu sei disorientato. Hai voglia di vomitare. Un figlio. Non avevi pensato ancora ad un figlio. Stavate insieme da pochi mesi.
Vorresti fosse lei a dire che vuole abortire. Ma niente, non una parola. – che facciamo? – ti chiede, quando lei già sa cosa vuole fare e cosa voleva fare. Di certo non aspettava altro.
– Aspettiamo – dice lui. – Può darsi sia un ritardo.
– Ritardo? No no, sono sicura. Ho già fatto il test prima di dirtelo.
Lui non rifiata. Lei si stringe a lui. Lui resta inerte.
– Bisogna dirlo ai tuoi. A mia madre l’ho già detto.
Lui tace. – Come faccio a dirlo ai miei? Sarà una batosta. Non ho un lavoro e nemmeno tu. Come faremo con un figlio?
– Dai faremo. Un figlio è un figlio. E venuto, non possiamo liberarcene.
Lui continua a non fiatare. Già immagina la scena con i suoi. Resteranno di stucco. Tante volte gli hanno detto di stare attento.
– Ma dai mamma, ora prendono tutte la pillola!
Sua madre aveva detto pure – ricorda che ci sono donne scaltre e quando capita il grullo di turno che le va bene non se lo lasciano scappare.
“Gesù mio aiutami!” Eꞌ scioccato… Non riesce a pensare nulla. Un subbuglio di sensazioni s’avvicendano. Un terremoto di confusioni. Nella testa macerie precipitano, s’aggrovigliano e lo stritolano. ”Un figlio. Non ci avevo mai pensato. Avevo altri progetti. Che fare? Che fare?” Si stringe tra le mani la testa che pare scoppiare.
Lei gli prende una mano e la poggia sul ventre – non sei contento? Avremo un bambino.
Come dirle che lui non è contento. Che non lo aveva minimamente considerato.
Già i suoi non erano contenti che la frequentasse – è più grande di te. – Ma non era solo quello e lui lo sapeva.
– Dai mamma mica ci dobbiamo sposare adesso?
– Stai attento. – aveva consigliato.
Ecco ora doveva dirle che aspettavano un figlio. Non riusciva proprio ad immaginare la loro reazione.
Glielo disse a colazione – devo dirvi una cosa. State per diventare nonni.- D’un fiato aveva scaraventato il suo tormento tra il latte e il caffè.
Nessuno aveva fiatato. Suo padre e sua madre si erano guardati. Uno sguardo d’intesa, poi sua madre aveva detto
– Ci sei cascato curciulu curciulu.
– Ora son cavoli vostri. Aveva detto suo padre. Datevi da fare. Un figlio… sono responsabilità.
Era tutto finito lì. Se lo aspettava dai suoi. Cosa voleva? Che li dicessero bravo e così per incanto lo accogliessero in casa insieme a lei e il bambino?
A casa di lei si stabilirono. Lui perse la sua cameretta e, maggiormente, le sue abitudini, la sua tranquillità.
Convivere con le consuetudini della famiglia di lei, non era semplice. Avevano modi di fare e di essere diverse. Lui non era abituato.
Rutti dopo mangiato che pativa in silenzio, voce alta, peti e un modo di parlare sguaiato e a voce alta che dava la nausea. Lui taceva e sempre in silenzio pensava al figlio…al piccolo quando sarebbe nato.
Lei rideva. Le sembrava tutto normale. Lei, era abituata, lui no e per quieto vivere doveva abbozzare e tacere. Era solo ospite.
L’avevano accolto in casa insieme al figlio e sarebbero stati in due “curciuli curciuli”.