Nel nome del Padre e della Madre

 

Da quando Eva mangio’ la mela
ha combinato dei grossi guai
ma se aspettava una settimana
non perdeva la tramontana
Invece io son qui che soffro
son qui che lotto
tra il
bene e il male
e per il filo di quella lana
ho perduto la tramontana…………………………….

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Nel segno della Croce cominciamo da quando? Iniziamo dagli anni ’60-‘70 da quella gioventù, la mia qui al sud.   La gioventù meridionale, in quel periodo, era molto diversa da altri luoghi d’Italia tra problematiche, aspettative e prerogative differenti e principalmente differente era il modo di vivere.

   In quegli anni nel Sud, specialmente nei paesi, la vita era ancorata a vecchi schemi. Schemi tutto sommato integri, legati ai valori morali e sociali.    Vitale e intenso traspariva il legame con la famiglia e le sue regole che, pur provando a contestare nel periodo preadolescenziale e adolescenziale, alla fine, prevaleva e i giovani contestatari, se pur spesso a malincuore, s’adeguavano.

   L’adolescenza, si sa, è il periodo cardine di una nuova identità personale e indipendenza e provocazione erano percepite dagli adulti minaccia per la stabilità famigliare e sociale per cui veniva avversata.

   Le manifestazioni, le ribellioni, dei giovani del nord, poco, influivano, allora, sui giovani del sud anche perché, l’eco di quelle proteste saltuariamente perveniva nel sud anche perché rara era la diffusione dei mezzi di comunicazione di massa compresa la televisione che tra l’altro erano in pochi a possedere.

   Ogni avvenimento del nord, nel sud, giungeva attutito, smorzato. Gli scalpori comparivano solo col ritorno, durante le festività, degli universitari, che studiavano al nord.

   Nelle istituti superiori, di tanto in tanto, qualche tentativo di protesta si verificava ma, subito osteggiata, finiva in una bolla di sapone.    La minoranza degli studenti che vi aderivano il più delle volte non conoscevano nemmeno l’esatto motivo dello sciopero. Le contestazioni studentesche riuscite erano quasi sempre quelle legate a problematiche interne all’istituto. Si contestavano i professori troppo rigidi e i loro metodi, i genitori, la società degli adulti in genere, ma, il più delle volte era una contestazione tacita. Il resto erano solo rimbombi lontani.

   Il crumiro nel Salento, nello specifico, non esisteva. La maggioranza dei ragazzi non ne conosceva nemmeno il concetto. Lo sciopero, per la stragrande maggioranza degli studenti, era solo motivo di svago e giorno libero dalla scuola.

Nel nome del figlio poi…

Già…ora parliamo del figlio della coppia del sessantotto.

    Appena nato per il pargolo fu tutto rose, fiori, e anche soperchieria spesso!

   Il miracolo economico, l’influenza della tecnologia, la corsa ai consumi, il fervore per la famiglia contribuì a far riprendere alle famiglie i suoi ritmi naturali dopo gli eventi degli anni precedenti e consentì di avere oggetti che pochi anni prima erano considerate lusso irraggiungibile: televisore, auto, lavatrice e finalmente le ferie in estate al mare.

   Inoltre la coppia moderna, abbuffata da opuscoli, da schemi che la pubblicità regalava alle mamme già in ospedale dopo il parto completi di consigli educativi e quant’altro, misero al bando il vecchio metodo dei genitori matusa gettandolo alle ortiche mettendo a tacere madre natura: cominciò ad esistere così uno specialista per ogni problema.

   La nuova mamma si allontanò dai vecchi schemi, volle essere madre moderna e seguire i pareri degli esperti di turno che avevano studiato e pur senza riscontro, prescrivevano nuove soluzioni.    Fu così che la mammina moderna dimenticò e trascurò la cosa più semplice: l’essenza di madre diligente nella spontaneità, per diventare madre della modernità e del progresso.

   Volle cambiare per evitare gli errori di sua madre e divenne sdolcinata, e protettiva, anche troppo protettiva. Anche i padri s’adeguarono elargendo carezze e attenzioni esagerate per colmare le carenze dei loro padri.

   In famiglia si mischiarono i ruoli e così, in molti casi, la figura paterna divenne anche materna, convinti che fosse più propizia al nuovo pargolo.    Per lo più, il figlio dei sessantottini, è cresciuto accarezzato, viziato e… giustificato.

   Divenne quindi, col tempo, il figlio del voglio e dell’avere perché gli altri avevano! E i padri amorevoli e le madri amichevoli elargirono anche quando non disponevano, innescando il sentimento imperioso della prepotenza e della protervia.

   Cosicché, quando i pargoli crebbero, i problemi in famiglia fiorirono e pian piano il suo ruolo perse senso e valore, favorito anche dalla mancanza di dialogo davanti ad una TV dominante ed educante!

   L’educazione che, un tempo, la famiglia impartiva divenne evanescente e, la casa non fu più valore e protezione, ma, per molti, solo rifugio notturno.    Ognuno, a questo punto, cominciò a dialogare tra sé e con le immagini proiettate a iosa, a vivere per sé e in sé sotto lo stesso tetto relegato, il più delle volte, nella sua cameretta.

   L’arroganza divenne la norma per i figli.

Padri e madri, colti di sorpresa e impotenti, persero autorevolezza e influenza, persino quella di reclamare qualche diritto e pretendere qualche dovere, così la spavalderia del figlio si espanse e i valori scomparvero tra false lusinghe.

   Dopo pochi anni, com’era prevedibile e, come i vecchi padri avevano intuito, cominciò ad andare tutto a rotoli e il progresso del pretendere sconvolse gli ideali della società. Non si capì più se fossero i giovani fuori tempo o i loro genitori.    Fu questo il periodo che rivoluzionò del tutto la morale individuale e sociale e le sue conseguenze antropologiche negative sono presenti ai nostri giorni.

   Il confronto, con i vecchi padri, i genitori del ’68 non lo potevano più fare! Ci si scontrava con il mondo intero e non poteva esserci e non ci fu più confronto.    La società mutò in brevissimo tempo: tutto si era evoluto troppo velocemente e tutti, o quasi, erano disorientati e impreparati ad affrontarla.

   Intanto mentre tutto muoveva a ritmi incontrollabili, si perse davvero la Tramontana come cantava Antoine (1968.)

E invece io son qui che soffro,

Son qui che lotto tra il bene e il male

e per il filo di quella lana

ho perduto la tramontana

e… forse, l’attuale società sarebbe stata diversa e meno problematica se i genitori del ’68 avessero svolto il loro compito con più spontaneità, e, prima di tutto, autorevolezza continuando a seguire la naturalezza dell’essere uomo tra regole e qualche rinuncia seguendo, semplicemente, le antiche orme di Madre Natura! 

Pubblicato da Maria Grazia Presicce

Maria grazia Presicce vive a Lecce. Artista e autrice di libri di Narrativa per l’infanzia adottati nelle scuole. Scrive su diversi quotidiani e riviste locali. Si occupa di tradizione e ricerca sul territorio. E’ socia della Fondazione Terra D’Otranto che si occupa di Cultura Arte e Tradizioni in terra d’Otranto e nel Salento. ( www.Fondazioneterradotranto.it) Ha pubblicato una ricerca svolta all’interno dell’IBAM ( Istituto per i beni archeologici e monumentali) di Lecce del CNR (Consiglio Nazionale delle ricerche ) : “ L’arte della tessitura Nel Salento l’industria tessile casalinga tra memoria, conservazione e valorizzazione ” di Antonio Monte e Maria Grazia Presicce, CRACE edizioni. Ultima pubblicazione " CCE SSI MANGIA CRAI A DONNAMENGA" EDITRICE MILELLA, LECCE. Il racconto è ambientato a Donna Menga una masseria fortificata dell’Arneo importante territorio salentino dal punto di vista ambientale e luogo di vita contadina ricca di esperienze e valori sociali del ‘900.

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