LE COMARI

LE COMARI DA GOOGLE

Li cummari e li cambiali

   E’ un pomeriggio assolato in un paesino del Salento. Cesira, Tetta e Lina siedono all’ombra vicino a casa e, ricamando,  ciarlando sugli ultimi avvenimenti in paese.

   – L’iti saputu ca la figghia di mesciu ‘Ndrea si nde fuciuta? (Avete saputo che la figlia di mastro Andrea ha fatto la fuitina?)

   – Siii! e con chi?

   – EH! con uno “senza arte né parte” ( senza mestiere)

   – Uhh! pureddha! Paria na brava figghia.(Poverina! Sembrava una brava figliola.) Tutta casa e chiesa. Ma di questi tempi non si può mai dire; certe batoste rrianu (giungono) quando meno te l’aspetti e a chi proprio non se la merita. Purieddri daveru dri cistiani! (Poverine davvero quelle persone!) Gran brava gente! Ma, almeno la famiglia ti iddhu tene? (di lui è benestante?) -s’informa Lina.

   – Uhm! Pare proprio di no. Sacciu ci so pi sentitu dire (Li conosco per sentito dire …Si mormora ca patrisa ( che suo padre), sia uno spiantato. Ho saputo, da fonte certa, che mesciu ‘Ndrea è andato a riprendersi figlia e genero. Non vuole che la figlia rimanga in quella famiglia.- Informò comare Tetta.

   – Eh! Quest’affronto a Mesciu Ndrea non ci voleva proprio, con i sacrifici che si sono sobbarcati per il figlio dottore, si ritrovano mò con questa scalogna. Fosse almeno nu buenu  partitu!

   – E mò sai ci si sposano?

   – Prestissimo. Sonu sposare a nforza (devono farlo per forza) – bisbigliò comare Tetta – pare che la ragazza aspetti… – fece esplicito segno sulla pancia.

   – Davvero? Ci li cose stonu cussì, è buenu cu li facinu spusare. (Se le cose stanno così è bene che si sposino). Speriamo che vadano d’accordo dopo… – continuò con falso dispiacere comare Lina, – tante volte questi matrimoni riparatori vanno a finire a carte quarantotto.

Poi, abbassando lo sguardo:- Mah!Speriamo non sia questo caso… Fatto sta che non vorrei proprio trovarmi nei panni della moglie di mesciu ‘Ndrea. – Rimase un attimo soprapensiero continuando il lavoro – a proposito, comare Cesira quand’è che assaggiamo i confetti di Romina tua? Sono diversi anni che è fidanzata, ma di matrimonio non se ne parla? Vogliono forse fare gli eterni zziti! (eterni fidanzati!)

   -Eh! Con la libertà che hanno i giovani oggi è logico che non abbiano voglia di sposarsi – malignò comare Tetta.

   -Vi sbagliate comare. Onu stabilitu puru lu mese.

   – E brava cummare Cesira! – Sogghignò comare Tetta compunta.

   – E a quando le nozze?

   – Avrebbero deciso per settembre prossimo.- Rispose triste comare Cesira.

   – Ma che bella notizia! E sta tindi stivi citta citta?- (E te ne stavi zitta zitta?)

   – Veramente non è ancora definitivo… e,comunque, per me non è stata proprio una bella notizia. Vorrei tenere un altro poco Romina con me, sono tanto giovani… per sposarsi c’è tempo!

   – Ma cummare mia, sposare una figlia non è la fine del mondo! Tra l’altro si sposerà cu tutti li sacri crismi (onoratamente) mi pare…

   – Lu fattu è ca iddrdhu ole cu abitanu allu paese sua… (è che lui vuole abitare al suo paese.)

   – E va bè! non è poi all’altro capo del mondo! Il suo paese qua vicino sta.

   – Si, si! Ma io e mio marito vorremmo che rimanessero con noi. Lei è d’accordo, lui no. Sono certa però, che Romina farà di tutto per fargli cambiare idea. – Poi facendo l’occhiolino alle commari – La femmina, quandu ole

   – Mò ca nci pensu…se hanno deciso di sposarsi vuol dire che tuo genero ha trovato lavoro. – S’informò Tetta.

   – Macché, macché, continuerà a fare l’ambulante insieme a suo padre. – Tacque un attimo -Tempo fa, a onor del vero, un posto lo aveva trovato…

   – E che posto era?

 – Il guardiano in una clinica privata… gli davano la casa ed anche un buon stipendio, ma l’ha rifiutato… dovevano andarsene nientemeno a Novara!

   – L’ha rifiutato per questo?- Comare Lina era sbalordita.

   – Per questo ed anche perché doveva portare “l’arma” – calcò comare Cesira.

   – Embè! Che c’era di strano a portare l’arma? Chi fa quel mestiere è logico che debba averla.

   – Non mi dire che è stato tanto stupido da rifiutare per questo motivo. – Si meravigliò anche comare Tetta.

   – Veramente l’ha convinto Romina. Lui, in un primo momento, voleva accettare… i suoi genitori sono rimasti proprio male. Avevano fatto salti mortali per farlo assumere. Ma per Romina non c’è stato verso, dice sempre :”picca pane e picca paternosci  e’ megghiu cu ristamu a casa noscia“, (Poco pane e poche preghiere è meglio rimanere nel proprio paese) e così, per i suoi, lui ha inventato che non se la sentiva di portare l’arma.

      Comare Lina ascoltava, alla fine sbottò – Mah! Penso che si sono regolati proprio male. Con questa mancanza di lavoro è proprio da fessi rifiutare una buona occasione. La fortuna, quando arriva, bisogna prenderla al volo.

   La madre della sposa risentita – beh! Sai che ti dico! Ad essere sincera lo zampino c’e’ l’ho messo pure io. Ho un’unica figlia e non volevo che se ne andasse così lontano. Povera figlia mia, come avrebbe fatto senza la mamma sua? I figli devono stare vicino ai genitori, sono i nostri bastoni… Non è così, cummare Tetta?”

   – Hai ragione hai ragione – rispose comare Tetta, guardando distrattamente qualcuno che passava sull’ altro lato del marciapiede.

   – Bel modo di ragionare – proruppe comare Lina – sembra che abbiate canigghia (crusca) nel cervello! Secondo me, hai sbagliato, cummare mia…li hai consigliati proprio male.

   Comare Cesira risentita

   – Alla bene e meglio faranno lo stesso! I primi tempi si arrangeranno. Tutti ci siamo arrangiati appena sposati e anche dopo e non siamo mai morti di fame. Qualcosa lui guadagna, prende anche la disoccupazione, poi se verranno a stare da noi, come spero, li aiuteremo. Non navighiamo nell’oro, ma come dice il proverbio:” dove mangiano due , mangiano tre.”

   – E alle spese del matrimonio ci avete pensato? Se non lavora come farà?

   – Faremo faremo… L’altra sera, ci siamo messi a tavolino per fare un elenco e un po’ di conti – s’interruppe, non sapeva se continuare poi, visto che le comari la guardavano, proseguì  – so che lui da parte non ha una lira. Sapete… (cambiando tono di voce per scusare il genero) da poco ha dovuto cambiare la macchina (auto). La sta pagando a rate ddhu purieddhu (poverino)! e i soldi che guadagna gli bastano giusto giusto per pagare le cambiali e mantenerla. Cce buè faci! (che vuoi farci!) Il modello che ha preso costa parecchio…ma giacché faceva la spesa ha preso quella che gli piaceva. Ha scelto Romina mia e, quando escono, fanno proprio un figurone. Parinu ddo signuri! (paiono due signori!) E poi, anche l’auto è un capitale, no?

   Aveva parlato tutto d’un fiato guardando ora l’una, ora l’altra per avere conferma, temendo anche di aver detto troppo e pronta a tirare fuori gli artigli.

   – Avrà pure la macchina di lusso ma, se devono sposarsi il matrimonio cummare mia, costa – continuò con puntiglio severo Lina.

   – Lo so che costa, ma non ti preoccupare…sarà tutto a puntino. Adesso cara mia non ci sono problemi…ci sono le cambiali, le firmi e hai tutto quello che vuoi.

   – A cambiali! Il matrimonio a cambiali! E, le cambiali poi non le devi pagare?

   – Sine sine poi li paghi…. Intanto avrai i soldi per un matrimonio cu gli sacri crismi. Dico bbuenu cummare Tetta?

   Comare Cesira si era rivolta all’altra amica, certa dell’appoggio.

   – Dici bene, dici bene cummarè, – e senza levare gli occhi dal lavoro – abbiamo fatto proprio così quando si è sposato mio figlio e d’allora stiamo pagando ancora picca a picca. Prima o poi finiremo. Però… vi ricordate che matrimonio? Ne parlarono tutti in paese.

   Sorrise compiaciuta al ricordo e continuò

   – Certo mò, pure loro stanno in ristrettezza. Il fatto è, che subito dopo è arrivato il bambino e per la festa di battesimo hanno aggiunto altre cambiali. Comunque, a onor del vero, hanno ricevuto tanti regali d’oro… però se la meritava proprio la festa il piccolino. Avete visto che amore? Tra cerimonia, bomboniere, regalo ai padrini e fotografo hanno speso davvero nu buttu ti sordi (Un pozzo di soldi); ma… che non si fa per un figlio?

   Comare Lina non riusciva a concepire quel modo di ragionare e taceva. D’altra parte non erano fatti suoi.

   Comare Cesira, invece spalleggiata da comare Tetta indispettita continuò

   – Eh si! Dovremo per forza fare così anche per il mobilio. La camera, come usa, la porta la sposa. Romina ne ha già adocchiata una, costa sulla decina di milioni, (aveva esagerato per far colpo sulle amiche) ma per non scontentarla prenderemo quella. Cce buè faci! (che vuoi farci) Bisogna sacrificarsi per i figli! Non è vero, comare Tetta?

   – E’ vero eccome! I sacrifici nostri tutti per loro sono!

   Comare Lina si morse il labbro, alla fine sbottò – Ma perché  se non potete permettervelo?

   – Non datele retta cummare Cesira! E’ meglio fare cambiali che farci mettere il muso prima che si sposino. Se li facciamo contenti, ci saranno riconoscenti un domani. Vedete mia nuora com’e’ disponibile? E pensate che lo sia per opera e virtù dello spirito Santo? Eh! Se non l’avessi a suo tempo contentata, chissà come sarebbe stata pronta a tirare fuori le unghie! Veramente, (e si mise la mano sul cuore) apertamente non ha chiesto mai nulla, era mio figlio a chiedere al suo posto …io capivo naturalmente…Di certe faccende l’uomo non s’intende.

   – Bah! Non so come fate a pensarla così. Indebitarsi, fino al collo, per pura velleità! Mai lo farei… nemmeno per un figlio.

   – Ma che dici cummare Lina? E poi, perché scontentarla. L’ho sempre tenuta come “cresima santa figghiama e voglio che pretenda il meglio. Sapessi che corredo le ho preparato! E anche quello a cambiali. Tutti articoli di prima categoria. Aspettate poco poco…

   Così dicendo, entrò difilata in casa e ne uscì subito dopo con uno scatolone e un malloppo di fogli in mano.

   – Ecco, questo è l’ultimo acquisto – l’aprì. Era una coperta in seta

   – e queste sono tutte cambiali che ho pagato per il corredo. Le conservo tutte. Per me queste sono soldi ed è un onore farvele vedere. Sono soldi che ho avuto e che sono usciti dalle mie tasche con immensi sacrifici… è grazie a queste che mia figlia avrà un corredo da regina. Non le manca nulla, proprio nulla: panni venti[1] ho fatto. Nessuno avrà da ridire.

   – Bah!saranno pure soldi, ma non mi pare giusto lo stesso; sono affari vostri d’altra parte: “A ddo’ nce’ gustu, non c’e’ pirdenza” (dove c’è gusto non ci sono perdite) Tacque poi comare Lina. In fin dei conti cosa gliene importava? Voleva andar via ma temeva di fare una figuraccia e lasciarsi sparlare alle spalle; abbassò la testa lavorando con lena, decisa a non intervenire più.

   – Eh! – malignò comare Tetta – parli bene tu che, non avendo figli, non sai che vuol dire cuore di mamma e sacrificio.

   Punta nell’orgoglio, comare Lina, ingoiò amaro – no, no…vi sbagliate di grosso cummari. E’ vero che il Padreterno non mi ha dato figli, ma se li avessi avuti vi assicuro che per prima cosa li avrei insegnato a non strafare e sapersi accontentare. Chi più ha, più vuole” . Comunque, tagliò corto ” Susu lu campanaru nce’ tante ciole e ognunu face comu ole…(sul campanile ci sono tante gazze e ognuna fa come meglio crede) “

   Intendeva così chiudere l’argomento, invece comare Cesira impietosa,

   – Eh! Solo chi c’è l’ha i figli può capire e poi, ci si sposa una sola volta e bisogna ” cumparire” (fare bella figura) quel giorno, non è veru cummare Tetta?

   – Parole sante cummarè! Se non fai festa il giorno del matrimonio, addio felicità dopo!

   Comare Lina allora sbottò – il matrimonio non è fatto di un giorno! Dopo che si sono “sparati tutti i botti in un giornata” come faranno a stare tranquilli con tante cambiali da pagare?

   Comare Lina si era voluta così vendicare. Che colpa aveva se non aveva potuto avere figli?

   – Ce la faranno, ce la faranno…Importante è che facciano bella figura e che siano felici quel giorno, al resto si pensa poi…dico bene cummare Tetta?

   – Certo, certo. Ci sono già passata e ti dico che non sbagli a pensarla così. Il proverbio dice:” Pigghiate lu buenu quandu l’hai, ca lu fiaccu ene sulu.” E, ci no ti pigghi lu buenu lu  giurnu ca ti spuesi, mi dici cce ndai topu ti la vita (prenditi il buono quando ti capita, che le cose brutte vengono da sole” E se non gioisci il giorno che ti sposi, mi dici cosa ne hai dopo dalla vita)?

   – Meno male che almeno tu mi dai ragione. – continuò comare Cesira, sollevata – voglio far morire tutti d’invidia il giorno dello sposalizio di mia figlia. V’immaginate come sarà bella Romina mia vestita da sposa? E’ già bella di suo, ma da sposa sarà un incanto.

   Comare Tetta sorrise approvando, comare Lina taceva, continuando a lavorare con lena; questa favolosa bellezza non la vedeva, ma in fondo “ ogni scarafone è bellu a mamma sua”.

   La madre della sposa seguitò a parlare convinta di far morire d’invidia comare Lina e di suscitare ulteriormente la curiosità di comare Tetta

   -Sapete! Il vestito, ha detto lui, che non lo prenderà qui, vuole un modello esclusivo, andranno in un negozio di lusso… ha detto che, per Romina sua, il vestito deve essere…Ehhh! Eh! di Verace.. Vigace.. Uh!… Beh! Non mi ricordo come si chiama… E’ un famoso sarto…lo sceglierà insieme alla suocera, ci sarò pure io però! Vi pare che posso lasciare sola mia figlia? Chi meglio della mamma sua la può consigliare?

   – Fa bene, fa bene ad andare fuori, – asserì comare Tetta – anche mia nuora scelse un vestito bellissimo che mi costò fior di quattrini e che sto ancora pagando… però ne valse la pena! Fece un figurone…Le cambiali, per una volta tanto ti fanno sentire una signora…è vero che quel giorno lodavano la sposa, ma indirettamente i complimenti erano anche per me che glielo avevo regalato. Però cummarè…un consiglio te lo voglio dare. Non accompagnare tua figlia… l’abito tocca alla suocera, è meglio che Romina vada con lei. Ammettiamo…dico… ammettiamo che la suocera non possa pagarlo in contanti,…dovendo, per esempio…dico…sempre per esempio eh! che dovesse fare a cambiali, si sentirebbe imbarazzata davanti a te… Mi sono spiegata?

   – Dici! Cummare Tetta?

   – Dico, dico…Anzi ne sono certa. Io ho fatto così…è venuta solo mia nuora, ha scelto liberamente e dopo, io e mio marito abbiamo sistemato la faccenda con la titolare del negozio.

   Era un consiglio e comare Cesira convenne

   – Hai ragione cummarè. Meno male che mi hai avvisata, non ci avevo pensato. Si sì, farò come dici, tanto mia figlia con il gusto che ha, saprà scegliere anche senza di me…se poi me lo chiede la mia consuocera però, andrò!

   Comare Lina non veniva più coinvolta, se ne rese conto e decise di andarsene. Ripiegò il lavoro con cura – Si è fatto tardi, mò torna mio marito… Ci vediamo domani – salutò.

   Le due comari si sbirciarono. Finalmente avrebbero potuto parlare e sparlare a volontà. Infatti, non appena l’amica si fu allontanata

   – fa tanto la schizzinosa – inveì comare Cesira e non pensa a maritusa (suo marito) che da un bar esce e nell’altro entra. Con quell’aria da santarellina vuole dare ad intendere che nel suo matrimonio tutto fila liscio, a parte i figli che non ha potuto avere!

   – Ma… dico io – proruppe comare Tetta – come fa a parlare senza sapere cosa vuol dire figlio e amore di madre? Se li tenga i suoi consigli! Proprio a noi che abbiamo famiglia viene a fare la ramanzina! Per favore cummarè, questi discorsi teniamoli per noi. Chissà come ci critica la santarellina!

   – Hai ragione cummare, una è sincera e pensa che tutte sono uguali a lei! La prossima volta bocca cucita “ca li guai ti la pignata è buenu li saccia sulu la cucchiara. (Che i guai della pentola li conosce solo il cucchiaio)”

[1] Nel meridione si usava confezionare il corredo dotandolo  di vari pezzi . Es: 20 lenzuola, 20 tovaglie ecc.

Pubblicato da Maria Grazia Presicce

Maria grazia Presicce vive a Lecce. Artista e autrice di libri di Narrativa per l’infanzia adottati nelle scuole. Scrive su diversi quotidiani e riviste locali. Si occupa di tradizione e ricerca sul territorio. E’ socia della Fondazione Terra D’Otranto che si occupa di Cultura Arte e Tradizioni in terra d’Otranto e nel Salento. ( www.Fondazioneterradotranto.it) Ha pubblicato una ricerca svolta all’interno dell’IBAM ( Istituto per i beni archeologici e monumentali) di Lecce del CNR (Consiglio Nazionale delle ricerche ) : “ L’arte della tessitura Nel Salento l’industria tessile casalinga tra memoria, conservazione e valorizzazione ” di Antonio Monte e Maria Grazia Presicce, CRACE edizioni. Ultima pubblicazione " CCE SSI MANGIA CRAI A DONNAMENGA" EDITRICE MILELLA, LECCE. Il racconto è ambientato a Donna Menga una masseria fortificata dell’Arneo importante territorio salentino dal punto di vista ambientale e luogo di vita contadina ricca di esperienze e valori sociali del ‘900.

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