IL NON DETTO DELLE FORME

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Qualsiasi oggetto, non necessariamente artistico ha la capacità di suscitare pensieri e sensazioni. Comprenderli ed essere in grado di riconoscere le metafore nell’oggetto racchiuse, sprona all’identificazione e alla comprensione del messaggio che trasmette allo sguardo di chi l’osserva. Naturalmente ogni sguardo lo assimila e lo intende secondo il proprio giudizio recondito, relazionandolo  al suo modo di essere e di vedere ed anche al vissuto di ognuno… “L’illusione di unicità” con l’oggetto, con “la cosa” richiede la capacità di staccarsi dal proprio “Sé”, esige una temporanea perdita del proprio IO per immedesimarsi nell’oggetto-cosa e viverlo.

Un esempio si può avere osservando l’artista e la sua arte. L’artista fa della sua arte una visione del mondo, del suo mondo, donando alla materia che utilizza l’illusione di una realtà, esistente solo dentro di sé. Queste “realtà” dell’artista possono essere modificate e adattate, nel tempo, a nuove percezioni, a nuove esperienze vissute dallo stesso, in momenti e situazioni differenti. La realtà per lui diviene così “argilla” che impasta e modella a suo piacimento.

 L’arte aiuta in questo, essendo un mezzo che libera il pensiero e lo fa spaziare, andare oltre ciò che l’occhio vede, obliando il nome della “cosa” che ci sta dinanzi, frantumandola per penetrarne l’intima natura.

 C’è, però, vedere e vedere.

Non è da tutti, infatti, guardare e percepire col cuore, con le emozioni. Il più delle volte “guardare”, è considerare solo la superficie di ciò che ci sta di fronte e  vederla in modo superficiale, senza  soffermarsi. Così facendo  non ne penetriamo la forma, non indugiamo sui colori, sulle sue sfumature, sulla materia che racchiude, sulla realtà e le sue sfaccettature, perdiamo allora il vero messaggio che la forma della “cosa” vuole trasmettere. Il semplice fatto che “la cosa” stia lì fissa e sia muta ci fa immaginare che…non si muove, non parla, quindi non è.  Sta lì e tace… alcuno ode il suo muto dire. Non parla e non si svela allo sguardo, quindi, è…o appare senza vissuto.  

Ma non è proprio così. Ogni cosa, anche minuscolA, ha un valore, una storia, un suo significato se lì è stata posta.

È come nell’arte: ogni colore, ogni pennellata ha un suo criterio, nulla è posto a caso; il difficile sta nel saper cogliere il messaggio del segno, del colore lasciato dal pittore su quella tela, in quel punto. Il colore può essere luce, tristezza, gioia e dolore e può diventare altro con le sfumature che lo stesso crea sulla tela: allo stesso modo una forma-cosa può essere e diventare nuance varie di forme-cose e avere miriadi di sfaccettature e percezioni.

Anche il poeta, come l’artista, plasma la parola e l’adegua al suo dire, al suo intimo dire. Sta a chi la legge rintracciarne il significato che può diventare il proprio se riesce a percepirlo, intenderlo e adattarlo al suo “intimo” essere. Ogni parola contiene un messaggio diverso per chi riesce, oltre che leggerlo, coglierne il nettare come ape sul fiore. 

 In questo modo anche la parola diventa “cosa” che si materializza e scintilla di mille barbagli: ogni bagliore un punto di vista diverso e unico… immagine e vita colma di tanti valori. Così, il pensiero- poesia si concretizza e, mentre leggi, col cuore ti par di toccarne il suo senso-essenza e l’emozione  ti prende e ti penetra sin nel profondo: ecco si è fatta viva e concreta quella voce. Ha assunto una forma, è divenuta una “”cosa.

E come i colori del pittore divengono forma e sostanza, così diviene forma ed essenza la voce del poeta.

POESIE DI GIROLAMO COMI POETA SALENTINO

Pubblicato da Maria Grazia Presicce

Maria grazia Presicce vive a Lecce. Artista e autrice di libri di Narrativa per l’infanzia adottati nelle scuole. Scrive su diversi quotidiani e riviste locali. Si occupa di tradizione e ricerca sul territorio. E’ socia della Fondazione Terra D’Otranto che si occupa di Cultura Arte e Tradizioni in terra d’Otranto e nel Salento. ( www.Fondazioneterradotranto.it) Ha pubblicato una ricerca svolta all’interno dell’IBAM ( Istituto per i beni archeologici e monumentali) di Lecce del CNR (Consiglio Nazionale delle ricerche ) : “ L’arte della tessitura Nel Salento l’industria tessile casalinga tra memoria, conservazione e valorizzazione ” di Antonio Monte e Maria Grazia Presicce, CRACE edizioni. Ultima pubblicazione " CCE SSI MANGIA CRAI A DONNAMENGA" EDITRICE MILELLA, LECCE. Il racconto è ambientato a Donna Menga una masseria fortificata dell’Arneo importante territorio salentino dal punto di vista ambientale e luogo di vita contadina ricca di esperienze e valori sociali del ‘900.

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