Rispettare la natura con gli occhi del cuore 

la steppa salata parco palude del Capitano Nardò

   Con gli occhi del cuore osservo lo stagno, quello stagno che tante volte mi ha visto bambina gettare un sasso nel centro per sentire il tonfo e vedere l’acqua schizzare e frangersi in mille goccioline ridenti che ripiombavano liete e frizzanti come risa di monelli, mentre i cerchi nell’acqua s’allargavano, s’allentavano fino a lambire i miei piedi.

Ora sto qui e osservo con gli occhi del cuore e col cuore negli occhi. Non getto più sassi nell’acqua, ma in silenzio ascolto il silenzio dello stagno mosso dal vento  che rapido corre sull’acqua disegnando rivoli, riccioli capricciosi che s’increspano  si tendono e più in là scompaiono, mentre un altro boccolo si profila e un altro si srotola ancora e ancora senza fine.

   Rimango qua silente nel non silenzio della natura che fiata, sussurra tra i sassi zufolando negli anfratti , accarezzando il mio viso, le mani, vibrando dolci note tra i miei capelli arruffati.

Lievi sussurri, mormorii tra fuscelli secchi e verdi e melodie inenarrabili tra gli steli dei giunchi che poco più in là danzano un motivo senza fine.

   E va il vento, continua a scompigliare i miei capelli e i ciuffi d’erba aridi, le spine, i timo, i lentischi, i mirti gli olivastri. A folate giunge improvviso, poi si cheta, s’accoccola tace e mi fa percepire del mare l’urlo imperioso e imperante.

Quest’atmosfera silente m’inebria, lo sguardo vaga leggero mi riscuote, repentino, il cinguettio di alcuni uccellini che  si sforzano controvento a volare; rasentano sfiancati lo stagno e vanno a posarsi poco più in là e cinguettano e chiamano gli altri al riparo.

   Il vento continua a fuggire s’altalena su  un  cardo dal ciuffo vermiglio che spunta dai sassi del mio rifugio segreto. A tratti scompiglia anche il pelo di Lupetta che col muso posato sulle zampe, di tanto in tanto, sonnecchia ai miei piedi  poi, apre gli occhi controlla, sorride e s’accomoda meglio ad oziare. Se ne sta anch’essa come me, distesa sul  prato di pratoline ridenti che danno brio e colore a questo nuvolo cielo e a quest’atmosfera invernale. Insieme oziamo,  mentre il mare continua a schiantare sugli scogli le onde accompagnato dal vento che fuggente trasporta con sé anche i miei pensieri.

 

Pubblicato da Maria Grazia Presicce

Maria grazia Presicce vive a Lecce. Artista e autrice di libri di Narrativa per l’infanzia adottati nelle scuole. Scrive su diversi quotidiani e riviste locali. Si occupa di tradizione e ricerca sul territorio. E’ socia della Fondazione Terra D’Otranto che si occupa di Cultura Arte e Tradizioni in terra d’Otranto e nel Salento. ( www.Fondazioneterradotranto.it) Ha pubblicato una ricerca svolta all’interno dell’IBAM ( Istituto per i beni archeologici e monumentali) di Lecce del CNR (Consiglio Nazionale delle ricerche ) : “ L’arte della tessitura Nel Salento l’industria tessile casalinga tra memoria, conservazione e valorizzazione ” di Antonio Monte e Maria Grazia Presicce, CRACE edizioni. Ultima pubblicazione " CCE SSI MANGIA CRAI A DONNAMENGA" EDITRICE MILELLA, LECCE. Il racconto è ambientato a Donna Menga una masseria fortificata dell’Arneo importante territorio salentino dal punto di vista ambientale e luogo di vita contadina ricca di esperienze e valori sociali del ‘900.

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