STORIA D’ALTRI TEMPI:  CATERINETTA

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Otranto, cava bauxite, ph mgp
SALENTO  DA GOOGLE

 

DA GOOGLE

 

Come mai ti trovi nel Salento Caterina? – chiedo a questa nuova amica incontrata per caso durante un’escursione lungo la stupenda costa di Otranto.

– E’ una lunga storia. Andiamo a casa, non è lontana, ed intanto che beviamo il caffè, ve la racconto.

Ci avviamo. Vi giungiamo poco dopo. Saliamo, ci fa accomodare in veranda intanto va a preparare il caffè.

Esce poco dopo con il vassoio, lo poggia sul tavolino e – cominciate a berlo altrimenti si fredda, – vado a recuperare le mie sigarette. – Sparisce di nuovo.

Torna, siede davanti alla sua tazza, accende la sigaretta e senza nemmeno cominciare a bere il suo caffè – mio marito è di C. un paesino qui vicino, penso che sappiate dov’è. Qui lui ha tanti parenti. Venne in Umbria appena laureato in giurisprudenza tantissimi anni fa. Aveva vinto un concorso come segretario comunale in un paesino vicino al mio. Anche il mio “amico papà”- ci tiene a specificare – era segretario comunale del mio paese.

All’epoca ero appena diciottenne con tante fantasie nella testa!

I miei fratelli frequentavano l’università a Perugia, io donna, non potevo, dovevo stare a casa e fare la “ Caterinetta”. Così usava chiamare le ragazze da noi! La donna dabbene restava in casa imparando a cucire e sfaccendare. Naturalmente le uscite e le passeggiate durante l’anno, si contavano sulle dite di una mano. Avevo un po’ più di libertà quando potevo accompagnarmi ai miei fratelli e accadeva solo nel periodo delle feste, quando tornavano a casa.

Una sera arrivò papà dall’ufficio in compagnia di un ragazzo – aggiungi un posto a tavola – disse a mia madre  presentandolo – resterà a cenare con noi.

Dalla porta socchiusa della mia camera spiai il nuovo venuto – brutto – convenni – gnuricatu  ( di carnagione scura) e tarchiato. “Dio! – mi dissi – non poteva invitare qualcuno un po’ più piacente? Chissà che noia sopportare a tavola uno sgorbio del genere!”

Mi ritenevo una bella ragazza! Mi guardai allo specchio, di sicuro avrei fatto un figurone! Quella sera m’imbellettai un pochino.

Di lì a poco la voce di papà – Caterina! Vieni un momento. – Facemmo conoscenza.

Sicuramente, senza rendermi conto, feci una strana faccia: da vicino era ancora più bruttarello e gnuricatu proprio gnuricatu e, quando con la scusa di andare in cucina ad aiutare la mamma mi allontanai, comparve papà – Caterina! Prova a essere almeno gentile. E’ una brava persona. E’ il segretario comunale di…. È qui solo per chiedermi delle informazioni e dei consigli.

– Non potevi portare qualcuno più decente? – dissi imbronciata – è proprio brutto papà… non so se riuscirò a rimanere a tavola  l’intera serata.

– Caterina… Caterina! Non fare la bambina… –   e  tornò da lui.

Quella sera lo sopportai per fare piacere al mio “amico papà”; purtroppo però, con la scusa dei consigli, la storia si ripeté e poi, per papà, saperlo completamente solo in un paese forestiero era motivo di cruccio e quindi dopo averlo ben valutato prese l’abitudine di invitarlo sempre più spesso, specialmente le domeniche, – dai Caterina! Non fare sempre quella faccia. Poverino!Almeno sta un po’ in compagnia e non si sentirà solo.

A me la faccenda garbava poco, anche perché lo avevano intravisto alcune mie amiche ed era divenuto il loro spasso: sempre pronte a deriderlo e prendermi in giro. Lo stesso era accaduto quando lo avevano conosciuto i miei fratelli.

Durante le feste principali, con mia grande gioia, spariva. Tornava al suo paese.

Un pomeriggio, lu gnuricatu, giunse al paesino in “VESPA”. Avere una vespa in quel tempo, non era da tutti!

La novità creò scompiglio anche tra le mie amiche, che cominciarono a guardarlo con un certo interesse – sei proprio una scema a non farti corteggiare.- mi disse un giorno una di loro, io non me lo lascerei scappare!

Mi ero resa conto che gli piacevo e questo inorgogliva la mia vanità di ragazza, ma niente di più. Non mi passava per l’anticamera del cervello di farmi corteggiare da quello sgorbio gnuricatu che, in famiglia ormai chiamavamo” il segretarietto”.   La mia vanità di ragazza ambiva a ben altre fattezze e portamento!

Una sera, papà mi chiamò in disparte e, come fosse un segreto, a voce bassa  confidò – oggi è venuto in ufficio il “segretarietto”, mi ha chiesto il permesso di corteggiarti.

– Ma… cosa dici papà! Io, corteggiata da lui? Manco per sogno! Che se lo scordi! – risposi risentita e agitata.

– Dai Caterina! Non essere maleducata, è stato gentile a chiederlo.  Se non ti va, quando te lo proporrà, dille che non ti senti pronta, cerca di inventarti una scusa. Ti prego di non essere scortese. E’ veramente un bravo ragazzo. – Mi lasciò confidando nel mio buon senso.

La sera, lui venne. Trovò il modo di farmi la proposta – Mi sono innamorato di te – mi disse d’un fiato.

Stavo per rispondergli; quando, posatami delicatamente una mano sulla bocca – No, non dire nulla. Pensaci, hai tutto il tempo che vuoi.  Non darmi ora una risposta, devo partire e per un po’ non ci vedremo.

E così fu.

Dopo qualche giorno venne a salutarci. Partì e del segretarietto non si parlò più.

Dopo la sua partenza dimenticai anche la sua esistenza.

Per un periodo andai a Roma presso un istituto di suore, dove frequentai un corso di taglio e fui anche impiegata come stilista. Fu un periodo magico per me e la mia testa era piena di sogni e chimere e come tutte le ragazze della mia età, sognavo il mio principe azzurro.

Accadeva, però di tanto in tanto, che nei miei sogni e nelle mie fantasie al principe azzurro si sovrapponesse la figura del “segretarietto” che immaginavo eclissata completamente dalla mia memoria. Mi stizzivo quando accadeva, era assurda una simile eventualità. Oramai era trascorso tanto  tempo e non si era fatto più sentire neppure dai miei.

Dopo il corso, tornai al mio paese.  Durante le feste tornarono i miei fratelli e, nel pomeriggio ci s’intratteneva con altri universitari e amiche nell’unico bar del luogo che aveva una postazione ideale sul corso, per cui nulla sfuggiva allo sguardo: novità, pettegolezzi, scherzi, avvenimenti tutto passava da lì.

Un giorno ecco giungere una “Fiat -Topolino” e fermarsi poco più in là del bar.

Per il piccolo centro fu un evento, perciò tutti fuori a curiosare!

E indovinate chi scese dall’auto? Proprio il…segretarietto!

Lentamente venne verso il bar. Vedendomi, s’avvicinò a salutarmi. Salutò poi i miei fratelli, s’intrattenne a bere qualcosa con loro, poi andò via lasciando tutti di stucco.

– Eh bravo il segretarietto! – canzonò  uno dei miei fratelli a cena- ne ha fatta di strada il piccoletto!- Alla battuta gli altri risero.

– E’ un bravo ragazzo! – sentenziò papà – smettetela di criticare! Finì lì.

Ci rivedemmo ancora al bar. Quasi ogni pomeriggio arrivava e s’intratteneva tra noi. Non si dava arie, semplicemente ascoltava i discorsi dei “professorini universitari” in silenzio. Parlava poco e questo era motivo di scherno da parte dei miei fratelli e degli amici dopo che andava via.

Io restavo sempre sulle mie senza dargli confidenza, non volevo s’illudesse.   Le amiche invece, dopo la sua ricomparsa, cominciarono a darmi della scema a non accettare la sua corte e qualcuna più sfacciata mi svelò che le sarebbe piaciuto essere al mio posto.    Facevo spallucce. A casa non veniva più e papà non era più tornato sull’argomento, sapevo però che, di tanto in tanto, si vedevano in ufficio.

Un pomeriggio al bar, non ricordo esattamente come accadde, mentre si parlava e si chiacchierava come al solito, si accese tra i ragazzi una polemica su un argomento che ora  non mi sovviene. Si accalorarono alzando pure  la voce,  mentre ognuno persisteva sulle sue posizioni. Improvvisamente il segretarietto intervenne e, con una dialettica sorprendente, mise fine alla diatriba lasciando tutti stupiti.

Rimasi sbalordita osservando gli altri che, ammutoliti, lo ascoltavano senza ingerenze. Mai avrei immaginato che potesse riuscire a far tacere tutti in quel modo. Quest’avvenimento mi lusingò destando in me ammirazione e orgoglio nei suoi confronti. Fu come vederlo per la prima volta!   Da quel momento i miei occhi lo colsero sotto un’ottica completamente diversa: e per la prima volta mi sentii gratificata dalla sua amicizia.

Nei giorni a seguire l’atteggiamento nei confronti del segretarietto mutò da parte di tutti.

In me cominciarono ad avvicendarsi sensazioni impreviste che mi creavano scompiglio e mi chiedevo come mai lui continuasse a trattarmi come una conoscente qualunque se tanto tempo prima mi aveva detto di essere innamorato! “ Non gli piaccio più” conclusi e mi sentii quasi offesa.

Col trascorrere dei giorni mi resi conto però che, la sua indifferenza, mi spiaceva.  Accadeva che durante la giornata il mio pensiero tornasse spesso a lui e così…astuzia femminile!  stavolta fui io a cercare in mille modi di avvicinarlo.

Ci vedemmo per alcuni giorni di nascosto con la complicità di un’amica. Lui però, non voleva fare un torto a mio padre e così ci fidanzammo con somma gioia di papà e mamma e anche dei miei fratelli!

Veniva a casa tutte le sere e, mia madre, come un carabiniere ci sorvegliava a vista senza lasciarci soli nemmeno un attimo. Allora usava così.

Una sera in giardino sfuggimmo alla sua sorveglianza. Mamma tornò e ci sorprese abbracciati e…apriti cielo!  Lui andò subito via dopo aver posto le sue scuse che mamma non accettò. L’alterazione sul viso di mia madre mostrava tutto il suo sdegno verso di me, ma non mi preoccupò più di tanto. Mi chiusi in camera. Ero comunque felice!

Appena tornò papà, però, mia madre mi chiamò e – il tuo segretarietto si è comportato in modo disdicevole stasera. Fatti dire cosa ha fatto.

Io ero stravolta. Avevo voglia di sprofondare, pensavo d’aver commesso il peccato più grosso della mia vita, cosa potevo dire al mio amico papà che riponeva tanta fiducia in me ed anche in lui?

Rossa come un peperone confermai – ci siamo soltanto baciati – aggiunsi. Papà m’azzittì – non avrebbe dovuto approfittare dell’assenza di tua madre e tu…non avresti dovuto cedere.

Il giorno dopo lo affrontò in ufficio e lui, scusandosi, disse che era pronto a sposarmi.  Così fu.

Ci sposammo da lì ad un mese  e dopo partimmo  con la  Fiat-topolino  per il viaggio di nozze da lui organizzato.

La prima tappa del viaggio non fu tanto lontana dal mio paesino. A me sembrava   ancora tutto irreale anche se ero felice di come si era svolta la cerimonia e dei complimenti che in tanti mi avevano fatto. Il mio segretarietto mi colmava di attenzioni e tenerezza…mi sembrava di essere davvero in un sogno!

Poi…la camera nell’albergo e la prima notte di nozze.

Mi ero preparata in bagno e poi subito “nascosta” sotto le coperte. Era accaduto tutto così in fretta e l’imbarazzo era davvero tanto!

Lui entrò in bagno subito dopo me. Ne uscì di lì a poco con un pigiama di alcune taglie più grandi della sua scherzandoci su e facendomi scoppiare  in una risata, poi s’avvicinò, sedette dalla mia parte e accarezzandomi i capelli – Caterinella siamo marito e moglie! È successo troppo all’improvviso vero?

– Già… – gli strinsi la mano.

Mi accarezzò il viso, poi – saremo insieme nel letto ma… finchè non lo desideri resterò al tuo fianco solo innamorato e felice…abbiamo tanto tempo!

Non mi sembrò vero. Lo amavo già, ma in quell’attimo amai di più la sua delicatezza e il suo rispetto fino a piangere e stringermi a lui.

– Trascorremmo giorni indimenticabili poi…fu tutto magia!

Stiamo  insieme da cinquantacinque anni…abbiamo avuto quattro figli. Sono stati anni d’amore e anche di sacrificio e dolore a volte. La vita è fatta anche di questo, ma rispetto comprensione e amore hanno sempre prevalso e così siamo invecchiati col cuore fanciullo e… continuiamo a tenerci per mano!  mgp

 

n.b: la mia amica quando la incontrai ( 1989)  aveva ottanta anni, suo marito ottantacinque.

 

 

 

Pubblicato da Maria Grazia Presicce

Maria grazia Presicce vive a Lecce. Artista e autrice di libri di Narrativa per l’infanzia adottati nelle scuole. Scrive su diversi quotidiani e riviste locali. Si occupa di tradizione e ricerca sul territorio. E’ socia della Fondazione Terra D’Otranto che si occupa di Cultura Arte e Tradizioni in terra d’Otranto e nel Salento. ( www.Fondazioneterradotranto.it) Ha pubblicato una ricerca svolta all’interno dell’IBAM ( Istituto per i beni archeologici e monumentali) di Lecce del CNR (Consiglio Nazionale delle ricerche ) : “ L’arte della tessitura Nel Salento l’industria tessile casalinga tra memoria, conservazione e valorizzazione ” di Antonio Monte e Maria Grazia Presicce, CRACE edizioni. Ultima pubblicazione " CCE SSI MANGIA CRAI A DONNAMENGA" EDITRICE MILELLA, LECCE. Il racconto è ambientato a Donna Menga una masseria fortificata dell’Arneo importante territorio salentino dal punto di vista ambientale e luogo di vita contadina ricca di esperienze e valori sociali del ‘900.

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